Seconda stella a destra, e poi dritto verso al mattino! Giorgia Arena salpa per l’isola che non c’è!
Abbiamo cercato raggiunto Giorgia Arena, dopo averla inseguita fra i suoi mille impegni lavorativi. Si perché Giorgia da quando si è Diplomata nella scuola Professione Musical Italia, non ha mai smesso di lavorare.
PM: La tua prima audizione è stata a Professione Musical, cosa ricordi di quella giornata e come è stato sapere di essere stati ammessi all’interno del percorso professionale per Performer di Musical ?
GA: Ho sostenuto la prima fase dell’audizione per accedere all’interno di Professione Musical Italia, a Danzainfiera, mentre ancora stavo frequentando il 4° anno del liceo Classico. Ricordo ancora la felicità nel momento in cui mi è stato comunicato l’esito positivo della prima fase di audizione e, cinque secondi dopo, il panico per l’ultimo anno di liceo da affrontare. Non potevo rinunciare alla maturità e dopo qualche breve riflessione, sono arrivata al verdetto finale: la mia passione era estremamente importante ma in cuor mio sapevo che l’ultimo anno di liceo sarebbe stato un ricordo che mi avrebbe accompagnato per tutta la vita, e così è stato.
PM: Tre anni di scuola, sono stati sicuramente lunghi ed impegnativi, hai degli aneddoti da raccontarci ?
GA: L’aneddoto più divertente riguarda un lunedì mattina, quindi un evento apocalittico come ogni lunedì mattina della mia vita. Ero in estremo ritardo e pensavo che forse sarei potuta entrare alla seconda ora, un pò come si fa al liceo quando la mamma non ti ha svegliato in tempo, ma invece scopro che non si poteva più. Avevo saltato la lezione di danza classica che tutte le mattine si riproponeva come prima materia del giorno. Mentre oggi non so cosa darei per fare quella lezione di classico, che sveglia il corpo, la mente, ed è proprio un toccasana per affrontare bene la giornata, all’epoca non riuscivo bene a comprenderlo. Scatta la punizione: sul registro trovo scritto “Arena pulizie”. La mia mente inizia a fantasticare su ciò che solitamente questo tipo di punizione comporta. Mi dico sicuramente sarà uno specchio di qualche sala, ma era lunedì e tutto a scuola era pulito. Chiedo quindi all’insegnante di classico come potevo espletare la mia punizione. Mi indicò una pianta finta all’ingresso della scuola e con nonchalance mi disse: “pulisci quella”. Ricordo ancora quel momento dove mi misi a pulire quella pianta, sotto un murales di uno degli allievi del corso di Formazione Professionale per Danzatori che, come fosse uno degli affreschi che si trovano nelle chiese che non distorcono mai lo sguardo da te, mi fissava mentre pulivo quella pianta finta, dando a questo episodio un fantastico e meraviglioso clima comico che mi fece ridere moltissimo ( e secondo me anche l’insegnante, sotto sotto, stava ridendo! ).
PM: Cosa della scuola ti è parso sul momento faticoso, ma che poi hai riscontrato ti abbia facilitato sul lavoro ?
GA: La cosa che ricordo come più faticosa è lo svolgere tantissime mansioni che avevano un collegamento secondario con il programma didattico, che svolgevamo tutti i giorni ma che, se pur indirettamente, erano poi alla fine elementi importanti che mi hanno formata moltissimo e aiutata a raggiungere la professione. Ognuno di noi, oltre a seguire le regolari lezioni, doveva svolgere delle mansioni inerenti all’allestimento e organizzazione degli spettacoli, quali: costumeria, attrezzeria, scenografia, ecc… All’epoca non capivo l’importanza di queste ulteriori attività, oggi, lavorando ho avuto modo di metabolizzare, capire e comprendere l’importanza di conoscere e sapere di cosa si sta parlando rispetto ai diversi elementi che formano uno spettacolo.
PM: Un artista conosce i suoi pregi e i suoi difetti, ci sveli i tuoi ?
GA: Iniziamo dai difetti: sono molto emotiva e ansiosa ( l’ansia,è certa, me l’ha appena constata il mio osteopata ). L’emotività è sempre stata presente durante gli studi, in audizione e sul lavoro. Tutt’ora, a volte è ancora lei a gestire me e non il contrario. Sono molto testarda e a volte questo può essere un difetto. Invece, per quanto riguarda i miei pregi: riesco a trovare il lato positivo in ogni cosa e in ogni persona, artista e non, e nel mio lavoro mi aiuta nel momento in cui devo ascoltare o aprirmi a colleghi, registi e sceneggiatori. Sono aperta agli altri, o per lo meno ci sto lavorando; certo è che sin da bambina sono stata una persona estroversa e questo mi permette di entrare sempre con un gran sorriso in sede di audizione.
PM: Una volta diplomata non ha mai smesso di lavorare, ci racconti la tua prima audizione dopo esserti Diplomata ? Oggi forte di molte esperienze il tuo approccio, rispetto ad un’audizione è cambiato ?
GA: Con il passare degli anni, in realtà, come tutti gli esseri umani, si instaurano nella mente delle persone moltissime sovrastrutture, moltissimi giudizi su noi stessi, su cosa facciamo, sulle nostre prestazioni; tante paranoie che vengono a trovare spesso a chi fa questo mestiere. All’inizio, quando sono uscita dall’accademia, ho affrontato le prime audizioni con grande spensieratezza, perché comunque era emozionante già solo partecipare ed avere una preparazione molto fresca rispetto al canto, alla recitazione e alla danza. Quindi le prime audizioni sono state facili, nel senso che non avevo aspettative e questo mi ha permesso di vivere il provino con disponibilità, senza pregiudizi e soprattutto senza rimanerci male; mi sono affidata alla vita e un no o un si non avrebbe fatto differenza. Se riuscisse a mantenere questo atteggiamento, anche con il passare del tempo, sarebbe meraviglioso. In realtà c’è stato un momento molto critico dove sono arrivati moltissimi no, e ho dovuto, per un attimo, riscoprire la spensieratezza di fare un provino, anche perché, il nostro mestiere è fare audizioni e se vengono vissuti con preoccupazione, giudizio o troppa severità con se stessi, ci si dimentica che è necessario star bene e divertirsi durante un momento così importante come quello di un’audizione. Io ho riflettuto su com’è cambiato il mio atteggiamento riguardo alle selezioni: se mi allenassi a riscoprire quel fuoco che avevo all’inizio, che mi portava semplicemente a dare, fregandomene del giudizio, sarebbe già una gran bella conquista.
PM: Quali sono gli spettacoli a cui hai preso parte e quali di questi ti hanno lasciato maggiormente un segno ?
GA: Ogni spettacolo lascia un segno! Lo spettacolo è un’esperienza umana e artistica e se tu la vivi intensamente ti da qualcosa: se arriva nella tua vita è perché ci deve arrivare, ha la sua funzione e ti porterà probabilmente a qualcos’altro …lascerà un segno. Molto spesso quando si vive l’allestimento non ci si ricorda di tutto ciò, lo si capisce sempre quando tutto è finito. Vediamo comunque nel dettaglio: Billy Elliot è stato uno spartiacque nella mia vita, ho fatto per tre anni consecutivi i provini per entrare a far parte di una produzione del Sistina, senza ottenere risultati positivi; il SI per Billy Elliot è stato la rivincita per tutti quei no che sono arrivati negli anni precedenti. Billy Elliot del Sistina, con la regia di Massimo Romeo Piparo non è stato solo uno spettacolo, ci tengo a precisarlo. Poche volte si crea un affiatamento e un clima piacevole con un cast cosi numeroso, è stata un’esperienza umana e di condivisione, dai pranzi in hotel, alle cene dopo spettacolo, al riscaldamento sul palco, ai camerini, agli scherzi e a tutte le grandi emozioni che questo spettacolo mi ha dato. Posso solo dire che io ho trovato una famiglia: “la Famiglia Billy Elliot”. Passato poco tempo dal Diploma, una sera decisi di guardare per intero West Side Story e pensai a quanto mi sarebbe piaciuto interpretare il ruolo di Jets in una ipotetica produzione italiana. A volte la realtà supera l’immaginazione e così, un giorno non molto lontano da oggi, mi sono ritrovata a fare il ruolo che avevo solo potuto immaginare di fare guardando il musical dalla poltrona. Successivamente c’è stato l’esperienza magica di Peter Pan, dove mi sono ritrovata a dover volare sul palco e a spendermi al massimo nel ricoprire un ruolo così dinamico come quello di Michael, cogliendo la severità e il coinvolgimento che solo dei bambini ti sanno trasmettere da pubblico.
PM: Hai preso spunto dalla vita reale, per qualcuno dei personaggi che hai interpretato ? Sappiamo che sei un’ottima osservatrice.
GA: Mi piace molto osservare. Sin da bambina mi dilettavo nel fare imitazioni, ho iniziato imitando i miei maestri poi i miei professori, gli insegnanti dell’accademia e anche i miei colleghi. Si direi che mi piace molto osservare e prendere spunto dalla realtà. Per quanto riguarda Michael, ho preso spunto dal figlio di una mia carissima collega, che secondo me rispecchiava moltissimo il personaggio che io dovevo interpretare; ho osservato molto come si muoveva, come giocava, come inventava i suoi personaggi, come si rapportava con dolcezza alla madre. Per altri spettacoli dove mi è capitato di interpretare dei ruoli infantili, mi sono sempre il più possibile affidata al comportamento dei bambini che trovavo intorno a me. Spero un giorno di interpretare un personaggio che si avvicini molto alla mia professoressa di chimica e biologia, perché so che mi verrà molto bene.
PM: Cosa ti piace o ti prometti di fare tra un contratto di lavoro e un altro ?
GA: Tra un contratto ed un altro non posso fare altro che studiare. La difficoltà del nostro mestiere è riuscire a conciliare questo binomio di studio-lavoro che è molto faticoso da gestire allo stesso tempo. Nelle pause cerco di partecipare a laboratori di teatro, prendo lezioni di canto, leggo tanti libri e soprattuto guardo molti spettacoli, per sviluppare gusto e un senso critico, e… viaggiare che aiuta a farci capire che non esiste solo il lavoro.
PM: Cosa consigli ai ragazzi che oggi vorrebbero intraprendere questa strada ? Quali sono le cose che ti hanno emozionato di più, in negativo o in positivo, durante il tuo periodo di studi ?
GA: Non penso di poter dare consigli a nessuno. L’unica cosa che posso dire rispetto alla mia esperienza: è che quando sentiamo il fuoco che arde dentro istintivamente non si può far altro che seguire l’impulso. Penso che non siamo noi a scegliere questo mestiere ma è lui a scegliere noi, ne senti proprio il bisogno, dentro senti qualcosa da dire. Non ascoltare assolutamente quello che la società, che soffre non solo di una crisi economica ma anche culturale, ha da dire rispetto a chi fa questo mestiere. Molto spesso in Italia mi scontro con persone che credono che il nostro non sia un lavoro a differenza di altri Paesi dove l’Artista è considerato e tutelato, ed è per questo che il mio consiglio più sentito è quello di non arrendersi ed essere caparbi e determinati.
La cosa più emozionante è stata una canzone che abbiamo interpretato alla fine del terzo anno di scuola, Bohemian Rapsody dei Queen da We Will Rock You, dove io e i miei compagni, che ci stavamo diplomando, ci siamo guardati negli occhi ringraziandoci per i meravigliosi anni passati insieme. La cosa più difficoltosa è stata sicuramente la preparazione dell’esame di diploma, che prevedeva una lucidità mentale che io oggettivamente stavo perdendo rispetto alla marea di cose da ricordare, preparare e da sostenere sia fisicamente che vocalmente, alla fine però è stata una vittoria!
PM: Com’è nata la tua passione per il musical ?
GA: In realta è stato un po un divenire, non ho avuto una gran passione sin da piccola, ma ricordo che guardavo “Non è la Rai” e guardavo Ambra Angiolini che ballava, cantava e presentava; ed io mi divertivo ad imitarla. Al liceo ho partecipato a laboratori di teatro, studiavo danza e facevo moltissimi stage in giro e quando mi è capitata l’occasione di essere presa nella scuola di Professione Musical Italia ho pensato che, in fondo, avrei potuto unire tutte le materie che in realtà facevo già separatamente, ed è nata questa meravigliosa passione. La passione per il Musical, quello vero, è nata con lo studio e con il tempo.